La storia di A.
Casa ed economia familiare. Superare il pregiudizio dentro di sé.
Cerca una casa ma sa già che “non affittano allo straniero”. Gli operatori aiutano A. ad affrontare questo pregiudizio, spesso interiorizzato: accompagnandola nelle agenzie immobiliari e ad affrontare direttamente il problema, rafforzando la fiducia nelle sue potenzialità.
A. è in cerca di casa per lei e la sua numerosa famiglia: un marito e cinque figli minori. Abitano in Italia da quattro anni. Accolti in Calabria nel progetto Sprar, sono arrivati a Monza nell’estate del 2021, ospiti temporaneamente in una casa messa a disposizione da un parente. Dopo un periodo di ricerca, il marito ha trovato lavoro come muratore, con contratto a tempo indeterminato, un’ottima cosa per ottenere un alloggio stabile.
Ci sono alcuni fattori di difficoltà nella ricerca della casa: anche nel territorio di Monza e Brianza i proprietari non affittano facilmente alle persone di origine straniera. È una triste realtà che coinvolge anche la famiglia di A.; hanno un unico stipendio, quello del padre, A. infatti resta a casa e si occupa dei figli che hanno tra 1 e 15 anni di età, cosa che rende ulteriormente difficoltoso trovare un alloggio di adeguata grandezza in rapporto alla disponibilità economica.
A., il marito e i due figli più grandi (che di norma li supportano grazie alla buona conoscenza dell’italiano maturata frequentando la scuola in Italia) si scontrano con queste difficoltà. Osserviamo però, nel corso dei colloqui che, tra le difficoltà delineate, la famiglia sembra essere consapevole solo della prima: “Siamo stranieri, non vogliono affittarci la casa” ripetono spesso, raccontando delle risposte che ricevono quando contattano agenzie e privati. Spesso ci chiedono perché il comune non li aiuta, e A. vive questa situazione con un certo grado di stress e frustrazione.
Una riflessione attraversa l’équipe. Il problema della diffidenza nei confronti degli stranieri è reale ma percepiamo – ragionano gli operatori – che la famiglia di A. sembra aver interiorizzato questo aspetto. Tanto che si interfaccia con agenzie e proprietari con un approccio remissivo, difensivo, dando per scontata la risposta alle sue richieste. Pare un classico caso di “profezia che si auto-avvera”.
L’équipe decide così di intervenire su due fronti: da un lato generare consapevolezza sulla complessità della situazione; dall’altro cercando di smontare il meccanismo del “pregiudizio interiorizzato” di A.
Gli operatori supportano A. nella scelta delle agenzie a cui rivolgersi, nell’interloquire con le stesse, mediando tra l’intenzione di A. e quella dell’interlocutore.
Si cerca di evidenziare, ancora una volta, la complessità e rafforzando l’autonomia delle scelte e il senso di fiducia di A. nelle sue potenzialità, cercando di pulire la lettura di queste interazioni dal “pregiudizio interiorizzato”.
La ricerca continua per alcuni mesi, poi il comune interviene per trovare una situazione alloggiativa adeguata, per quanto temporanea.