SEMINARIO PENSARE ALL’ACCOGLIENZA: REPORT E MATERIALI

SEMINARIO PENSARE ALL’ACCOGLIENZA: REPORT E MATERIALI

A seguito del seminario “Pensare all’accoglienza per disegnare nuove rotte” che si è tenuto l’1 ottobre on line e in presenza al binario 7 di Monza e che è stato seguito da più di 200 persone, condividiamo i materiali messi gentilmente a disposizione dai relatori.

 

I MATERIALI:


Riportiamo per intero il suggestivo intervento di Mohamed Ba, che pensiamo possa essere di ispirazione e di spunto per tutti noi:

“I grandi maestri ci avevano lasciato in eredità un messaggio di amore e di speranza che, solo è in grado di vincere la paura reale o indotta che attecchisce nel malessere, nel disagio.

Ma in questo mondo vi è poco amore, anzi vi sono ingiustizie e sofferenze enormi; tanti bambini muoiono di fame, non hanno nessuna possibilità di crescere, di studiare, di vivere una vita vera…Da sempre ci sono intolleranza, odio, violenza…e le cose, scusatemi, non sembrano molto cambiate.

In effetti, per quanto i maestri abbiano indicato la strada dell’amore e della fratellanza, la tendenza a compiere il male sembra averla spesso vinta tanto da portarci a ragionare sull’ essere e pensare che la vita sia incomprensibile, assurda e senza senso.

Tuttavia, penso che la vita sia incomprensibile, ma non assurda,  anche se può sembrarla: giacché non se ne capisce il senso si è indotti a ritenere che non ne abbia, in quanto apparentemente dominata dal caso… No, non vi è un senso della vita, semplicemente perché non ve n’è uno solo, ma tanti quante sono le storie di ciascun essere umano e le ragioni per cui si nasce, si vive e si muore. Il senso dell’esistenza umana è inconoscibile agli uomini.

Le culture e le religioni differenti rappresentano modi diversi di realizzare il proprio percorso di vita: se ce ne fosse una sola sarebbe il pensiero unico. Il problema non è la varietà dei credo religiosi, ma l’incapacità di realizzare una pacifica convivenza perché vi è il rifiuto di accettare le appartenenze e le scelte dell’altro.

In verità vi dico: il bene e il male sono concetti umani, e sono così legati tra loro che è impossibile separarli; ogni nostro gesto, ogni nostro pensiero, sentimento o desiderio portano in sé un po’ dell’uno e dell’altro. In realtà la nostra libertà cosciente è apparenza, perché ci sono in noi forze contraddittorie e sconosciute che ci spingono in varie direzioni. La grandezza dell’uomo sta nella capacità di superare le tendenze che portano alla violenza, , all’intolleranza, all’egoismo, all’indifferenza e di scegliere, e badate bene, dico scegliere, perché non è affatto cosa naturale, di seguire la via della fratellanza.

In verità vi dico: non serve nemmeno ostentare i propri simboli, bensì è essenziale comportarsi esprimendo una capacità di avvicinarsi all’altro, di perseguire la giustizia, l’onestà, l’accoglienza, la comprensione, il perdono. E la volontà di donare non deve chiedere nulla in cambio.

Durante il confinamento, ho riflettuto sul significato di ciò che andavo facendo e dicendo a voi ed a me stesso. Sono giunto alla conclusione che urge condividere l’istancabile ricerca di una umanità che però non si nasconde dietro il velo dei localismi ma diventa evidente ogni volta che noi faremo agli altri ciò che vorremo fosse fatto a noi e quando abbiamo cura di non fare ad essi ciò che non vorremo fosse fatto a noi.

Sono convinto che ci troviamo sulla strada della fratellanza quando siamo resistenti nei confronti dei diversi da noi, perché capiamo che anche noi siamo diversi per loro; percorriamo la via giusta quando siamo solidali verso chi ha bisogno, quando lottiamo per i diritti dei più deboli e degli oppressi, quando ci scandalizziamo che vi siano ricchi troppo ricchi e poveri troppo poveri, quando stiamo attenti a non giudicare, ma ad ascoltare l’altro, a comprendere il suo modo di essere, di credere, di vivere. Siamo sulla strada della speranza quando badiamo che i nostri figli crescano come persone in grado di costruire  una società nuova in cui nessuno venga deprivato della propria dignità.

Siamo sulla strada della fusione degli orizzonti se sapremo conciliare l’amore verso un dio lontano ma che sappiamo esserci (per chi crede) l’amore possibile verso il fratello che nel bel mezzo del profondo blu, aspetta il nostro permesso per sapere se avrà diritto o non di calpestare la terra ferma.

Quando ne avremo consapevolezza, allora non dovremo più sentire la necessità di ricorrere all’ostentazione di appartenenze religiose o culturali spesso superficiali e contraddittorie.

Lo dico con la convinzione di chi ha riflettuto sulla propria storia e vuole solo proporre umilmente una strada diversa: quella di perseguire le essenzialità dei messaggi che le varie culture e religioni contengono, in tutti i casi in cui sono coerentemente volti al bene comune e non si rappresentano, invece, con vuoti e fanatici integralismi. Una diversa forma di religiosità che, scusatemi se ora utilizzo termini un po’ complessi, non è agnosticismo, ma un essenzialismo etico. E tanto meno è ateismo, anzi, al contrario, potremo dare per scontata una essenza eterna e imperscrutabile, mantenendo viva in noi la convinzione profonda che, sebbene nell’impossibilità di conoscere una Verità che non è alla nostra portata, non dovremo mai stancarci di cercarla.   

Questo non significa abbandonare una religione o una cultura, ma abbracciarle tutte prendendo da ciascuna ciò che è ritenuto utile, anzi essenziale, per tentare di realizzare il cambiamento di sé e della piccola porzione di mondo che ci circonda. E questo attraverso la più aperta e ampia condivisione delle scelte con gli altri per non scadere in un relativismo personale di comodo che creerebbe ancor più confusione, divisioni e conflitti.

Non so come sia possibile trasformare questa mia convinzione profonda in realtà, in vita vissuta, ma se ci riusciremo allora non vi saranno più erronee convinzioni di essere portatori di una cultura che vale di più rispetto alle altre solo perché ispirati dall’ etnocentrismo o perchè la propria religione ha un numero maggiore di seguaci ed è più potente. Se ci riusciremo, allora smetteremo di piangere per i nostri morti per incominciare a dare un vero senso a ciò che ci hanno lasciato, donato, perdonato, ed invitato a sperare, da vivi come lo disse Dante: Voi fratelli miei che attraverso mille difficoltà siete arrivati al crepuscolo di vita presso l’Occidente, non negare ai vostri sensi ciò che rimane da vedere, dietro al sole, nel mondo abitato, ricordate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza.”

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